Azienda agricola Russo VINO, OLIO E GRAPPA DI PRODUZIONE PROPRIA


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Il vino

La Vitis vinifera di origine Asiatica da cui si è irradiata nella mezzaluna fertile. Alla prima metà del III millennio a.C. la vite veniva coltivata per produrre vino. In Italia la Vitis Vinifera europea è comparsa nel Pliocene dell'era terziaria. Durante il periodo romano la viticoltura poté diffondersi a livello europeo: la qualità ed il prestigio dei vini Italici si affermarono in misura sempre maggiore assicurando al nostro Paese un vero e proprio monopolio. Fu Nel medioevo con l'abbandono delle campagne si pervenne ad una progressiva decadenza della viticoltura che però fu preservata grazie alla grande considerazione che aveva nelle funzioni religiose. Furono proprio i monasteri a garantirre la coltivazione della vite. Nel Medioevo l'attenzione alla cura e al lavoro della vite assume particolare importanza all'interno delle abbazie e dei monasteri. Nei primi anni che seguirono la fine dell'impero romano infatti, la chiesa fu l'unica istituzione che resse il nuovo corso dei tempi. Il vino, conosciuto e apprezzato da chi abitava le sponde del Mediterraneo, era invece surclassato per le genti del Nord da un'altra bevanda: la birra. Il vino seppe mantenere il privilegio riconosciuto dai greci e dai romani e conquistare anche le abitudini dei nuovi padroni, ciò fu dovuto soprattutto alla necessità dei cristiani di celebrare il sacrificio eucaristico. Testimo­nianza preziosissima furono gli ordini monastici, i monaci dovendo celebrare la Messa, coltivarono vigneti ovunque il clima permettesse di piantarli. Le cosiddette "vigne monastiche" erano diffuse in tutta Europa. Il loro ruolo nel perfezionamento della vinificazione resterà dominante fino al XVIII sec.: fu Don Perignon, dei benedettini di Saint-Vanne, a inventare lo champagne. Le abbazie, grazie al lavoro paziente dei monaci, garantivano pane e vino sia per la sussistenza economica che per la liturgia. Il loro lavoro permetteva anche di offrire ai bisognosi qualcosa da mangiare e da bere. L'accoglienza monastica si poggia pertanto su questo riconoscimento: «Nell'ospite è Cristo che viene e ci educa alla consapevolezza della misericordia di cui noi siamo stati oggetto e a cui dobbiamo aprirci con gratuità» [Giov13,15]. I conventi, i monasteri, i luoghi di accoglienza gestiti dai religiosi sulle strade che portavano alle mete dei grandi pellegrinaggi medievali dispensassero con gioia molte cose: e il vino non era mai assente. Il capitolo 40 della Regola di San Benedetto è intitolato. La quantità del bere. In un ordine dove è fondamentale non solo soddisfare l'esigenza spirituale (ora), ma ètenuta in gran conto anche l'attitudine al lavoro (labora), non deve certo meravigliare l'attenzione posta da San Benedetto al cibo. Il vitigno Cabernet Sauvignon affonda le sue radici nella leggenda. C’è chi ne attribuisce le origini al vino e vitigno greco Kapnios. La denominazione greca Kapnios, "affumicato", dal quale in latino vinum fumo inveteratum (Plinio, N.H. XXIII, 40), si applicava peraltro ad altri vini quale un vitigno molto rustico, la carbunica, chiamata così perché l’uva in pianta veniva ricoperta con polvere di carbone per farla maturare meglio (il carbuncolo di Columella), rimasto nella tradizione francese fino al Medioevo come vins enfumé.
Da qui deriverebbe poi la ‘vitis caburnica’, da cui il "Cabernet".
Studi scientifici, basati su analisi genetiche, la farebbero inoltre ritenere frutto dell’incrocio spontaneo, avvenuto ormai quattro secoli fa, tra il Sauvignon blanc (a bacca bianca) e il Cabernet Franc (a bacca rossa).
L’unica certezza è che il vitigno Cabernet Sauvignon assieme a molti altri di derivazione francese giunse nella zona di Atina, Gallinaro e Sant’Elia Fiumerapido attorno al 1860 e qui vi attecchì felicemente grazie soprattutto alle capacità e caparbietà di Pasquale Visocchi. Nonostante gli sconvolgimenti dovuti alla fillossera e al secondo conflitto mondiale il vitigno in questione conosce una nuova recente stagione e continua oggigiorno a stupire a tavola per i suoi sentori ed il tipo di terroir inconfondibile.


Superficie vitata: 1.5 ettari. Produzione stimata: 7.500 bottiglie/anno

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